Per catturare le sue delle prede, l’Utricularia utilizza minuscole trappole a forma di utricoli il cui meccanismo,
a detta di scienziati e botanici, rappresenta uno tra i metodi d’intrappolamento più sofisticati tra le piante carnivore
ed in generale una tra le strutture più complesse di tutto il regno vegetale.
Gli utricoli si presentano come piccole sacche dalle pareti trasparenti, le cui dimensioni variano a seconda della specie (terrestre o acquatica), raggiungendo diametri che variano da 1 a 10 mm. L'entrata della trappola, ha una forma circolare simile a una larga bocca ed è chiusa da una sorta di "porta" dalla consistenza duttile, la cui parte superiore è unita al resto della struttura grazie a delle particolari cellule flessibili che fungono da veri e propri cardini, mentre una sottile membrana chiamata “Velum” ricopre il contorno della porta sigillandone la chiusura con il resto dell'utriculo. Alcune cellule esterne alla trappola, provvedono a secernere una sostanza mucillaginosa che ha il compito di aumentare l'aderenza della “porta” alla struttura; inoltre producono particolari sostanze zuccherine che attirano le prede verso la trappola stessa. Le Utricularie terrestri, generalmente possiedono trappole molto piccole è dalla forma quasi tubulare. Al di sopra della “porta” troviamo una struttura larga e del tutto simile ad un “becco d’anatra” che ha il compito di evitare la cattura e la conseguente ingestione di particelle inorganiche. Le Utricularie acquatiche, producono invece trappole molto più grandi e dalla forma simile ad una fava. Non presentano il “becco” che caratterizza le terrestri, ma una serie di “antenne ramificate” che hanno il compito di guidare e convogliare le piccole prede verso l'entrata della trappola, allontanando invece le prede più corpose che a causa delle loro grosse dimensioni, causerebbero un inutile innesco da parte della trappola senza che questa abbia poi la capacità di contenerle. Le Utricularie epifite infine, possiedono trappole del tutto simili a quelle utilizzate dalle acquatiche, ma con le antenne le "antenne” sprovviste di ramificazioni. Tutte le specie, sia quelle terrestri, sia quelle acquati che quelle epifite presentano nella vicinanza della bocca una serie di "Trigger", i ricettori della trappola.
Il meccanismo che regola il funzionamento di questa sofisticata trappola, prevede una fase iniziale durante la quale alcune ghiandole simili a minuscole pompe situate sulle pareti interne della trappola, pompano all’esterno la quasi totalità di acqua presente al suo interno. Mentre l'acqua viene pompata all'esterno, le pareti dell'utricolo vengono risucchiate verso l'interno formando del sottovuoto all’interno della trappola, la quale assume quindi una forma schiacciata. A questo punto la trappola è pronta a svolgere il suo compito. In realtà il contatto con i triger, innesca il meccanismo della trappola. Il minimo contatto della una preda con un trigger infatti, porta alla deformazione del labbro flessibile della "porta" quel tanto che basta per inibire l’azione sigillante della membrana “Velum” ed aprire così un piccolo spiraglio nell’apertura della trappola. Una volta aperta la falla, il sottovuoto fa so che le pareti della trappola si gonfiano istantaneamente assumendo la loro forma naturale. Mentre l'acqua viene risucchiata all'interno della trappola, questa trascina con sè la sfortunata preda. L'intero processo avviene in maniera fulminea, il tempo che intercorra tra il contatto della preda con il trigger ed il suo risucchio all'interno trappola, è di circa due centesimi di secondo, uno dei movimenti più veloci del regno vegetale. Una volta all'interno della trappola, la sfortunata preda viene digerita dalla pianta grazie a particolari secrezioni enzimatiche prodotte dalla pianta. La digestione ha una durata media di qualche ora, ma questo lasso di tempo può essere inficiato dalle dimensioni e/o dal tipo della preda, alcuni organismi unicellulari infatti riescono a sopravvivere all'interno della trappola per alcuni giorni prima di capitolare ed essere digeriti. Durante la fase digestiva, le ghiandole poste sulla superficie interno del utricolo, riprendono a pompare acqua verso l’esterno e dopo 15 – 20 minuti, la trappola è pronta nuovamente per catturare altre prede. |