Triantha occidentalis



La Triantha occidentalis è una pianta monocotiledone (raggruppamento di piante angiosperme caratterizzate da un embrione dotato di un solo cotiledone ) ed appartiene alla famiglia delle Tofieldiaceae. Il suo habitat naturale ricorda quello di molte alte specie carnivore, aree paludose e sfagneti, poveri di nutrienti.
Distribuzione geografica

Vive prevalentemente sulle coste occidentali (da qui la parte finale del nome “occidentalis”) della California spingendosi verso l'Alaska.
La sua struttura morfologica, presenta alla base una piccola rosetta composta da 3-5 foglie larghe poco più di un centimetro, ma che possono raggiungere in età adulta la lunghezza di mezzo metro.
Durante la fioritura che in genere avviene tra luglio e settembre, si sviluppa uno scapo alto può raggiungere anche gli 80 cm al cui estremità schiudono i fiori in gruppi di tre (da qui la parte iniziale nome “Triantha”).
Nonostante questa pianta sia stata descritta nel 1879, solamente lo scorso anno (questa pagina è stata scritta nel luglio 2022) sono state scientificamente provate le capacità carnivore della Triantha occidentalis, ad opera di un gruppo di ricerca guidato dal professore Sean W. Graham del Dipartimento di Botanica dell’ Università della Columbia Britannica (UBC) di Vancouver in collaborazione con l’Università del Wisconsin-Madison.
La particolarità di questa pianta ormai definita come "carnivora"", è la struttura del suo stelo floreale.
La pianta è infatti in grado di intrappolare gli insetti utilizzando le minuscole gocce di mucillagine presenti sullo stelo floreale in prossimità dei fiori, digerendoli poi in un secondo tempo in modo da assimilare gli elementi nutritivi di cui ha bisogno per crescere.
Questo comportamento, può sembrare un controsenso; tutte le piante carnivore infatti, producono volutamente steli floreali sufficientemente lunghi, affinché gli insetti impollinatoti vengano attratti dai fiori anziché dai colori e dai profumi delle trappole.
La Triantha occidentalis sembra però essere in grado di trovare un compromesso tra la cattura/digestione degli insetti e l'impollinazione dei suoi fiori.
I peli ghiandolari sparsi sullo stelo floreale, producono infatti piccolissime gocce di mucillagine, che in pratica riescono ad intrappolare solo insetti minuscoli, come ad esempio i moscerini, permettendo ad altri insetti di dimensioni maggiori, come le api, di non rimanere accidentalmente invischiati e di poter così svolgere il loro compito di impollinatori.
Ma come si è giunti alla consapevolezza che la Triantha occidentalis potesse essere classificata come pianta carnivora?
Inizialmente alcuni scienziati del laboratorio di Graham avevano notato nella pianta, la mancanza di un particolare gene, che spesso non era presente anche in altre piante carnivore.
Per dimostrare quindi la probabile carnivoria della Triantha occidentalis i ricercatori del Dipartimento di Botanica dell’ Università della Columbia Britannica escogitarono due esperimenti, il primo per verificare la reale capacità della pianta di assorbire azoto dagli insetti imprigionati sul suo stelo floreale, ed il secondo sulla ricerca della fosfatasi, enzima digestivo tipico delle piante carnivore.
1° esperimento:
I ricercatori hanno allevato circa 150 esemplari di Drosophila melanogaster, quelli che volgarmente vengono chiamati i moscerini della frutta, su terreno di coltura a base di amminoacidi marcati con isotopi dell’azoto (N-15), in modo che questo venisse assimilato dai moscerini.
In seguito gli studiosi hanno “appiccicato” i moscerini così nutriti, sullo stelo floreale di 10 esemplari di Triantha occidentalis, su alcuni esemplari di Drosera rotundifolia e su qualche Erigeron peregrinus pianta, accertata come non carnivora.... tutte piante che crescono nello stesso habitat.
Ebbene, nei tessuti della Triantha occidentalis, (foglie radici e fiori) è stata infatti riscontrata la chiara presenza dell’isotopo N-15 assimilato dai moscerini utilizzati per l'esperimento ed utilizzati come prede. Le quantità rilevata dell’isotopo N-15 , erano praticamente allineate a quelle rilevate sugli esemplari di Drosera rotundifolia.
2° esperimento:
In questo secondo esperimento si è cercato altrosì di confermare l’attività della fosfatasi tra i vari succhi secreti dalle ghiandole pilifere presenti sullo scapo fiorale della Triantha occidentalis comparando anche in questo caso i dati utilizzando contestualmente piante di Drosera rotundifolia e Erigeron peregrinus Come è ormai noto, la fosfatasi è un enzima idrolitico prodotto dalle piante carnivore mediante il quale la pianta riesce ad innescare la digestione delle prede catturate. Al termine dell'esperimento, la presenza di fosfatasi è stata dimostrata dall'evidente colorazione giallo-verde prodotta dai peli sullo stelo floreale della Triantha occidentalis così come sui peli della Triantha occidentalis... condizione non riscontrata ovviamente su Erigeron peregrinus.
Purtroppo essendo stata scoperta di recente, è difficile nel momento in cui scrivo questa pagina avere informazioni certe e dettagliate sulla sua coltivazione, oggi come oggi in Europa sono veramente pochissimi i coltivatori che hanno la fortuna di avere e di coltivare esemplari di questa particolare pianta.
Possiamo però fare riferimento alle location in cui la Triantha occidentalis vive in natura, sappiamo ad esempio che popola vaste zone che si estendono dalla California (dove troviamo la Darlingtonia), fino alle freddi regioni dell'Alaska.
Possiamo ipotizzare quindi, di creare per questa pianta, condizioni climatiche più o meno simili a quelle utilizzate per la coltivazione della Darlingtonia: abbondante sfagno vivo, acqua sempre fresca ed una posizione assolata con la parte radicale però riparata dai raggi solari .
Sarà una vera scommessa per coloro che avranno la fortuna di cimentarsi nella coltivazione di questa nuova carnivora, di certo sappiamo per certo che difficilmente gradirà le temperature delle nostre zone... in Alaska ad esempio queste sono decisamente più rigide. Da alcune fonti estere, qualche coltivatore ha provato la semina utilizzando diversi substrati, come ad esempio sfagno vivo e vermiculite, solo vermiculite o solo sfagno secco.
Anche cimentarsi nella semina non sarà cosa semplice non avendo ovviamente al momento molti punti di riferimento.

Valerio Righi di "Combriccola Carnivora", è forse il primo e unico affermato coltivatore di piante carnivore che si è avventurato nella semina di questa pianta con ottimi risultati.
Di seguito, le personali considerazioni di Valerio (che ringrazio per la collaborazione nel completare questa pagina), in merito alla semina di Triantha occidentalis.
Semi di Triantha occidentalis

I semi di Triantha occidentalis sono piccoli, di circa 1 mm di lunghezza, color marrone chiaro, ed hanno uno strato tegumentale esterno traslucido e dall’aspetto quasi raggrinzito.
La semina di Triantha occidentalis segue gli stessi principi della semina di Sarracenia e Darlingtonia.
Io ho potuto sperimentare 2 metodi che avevo già utilizzato efficacemente per questi 2 generi di piante carnivore:
la stratificazione fredda “naturale” e l’uso di acido gibberellico.
Nel primo caso ho seminato ad inizio febbraio (un po’ in ritardo rispetto al solito) su un semplice mix di torba e perlite preparato un paio di settimane prima, ed ho lasciato tutto in serra fredda con la solita acqua demineralizzata nel sottovaso.
Tra tutte le mie semine di specie temperate, quella di Triantha occidentalis ha avuto l’esito più precoce, germinando in massa ad Aprile.
La percentuale di germinazione è stata altissima, credo superiore al 90%.
Nel secondo caso ho immerso i semi in una soluzione di acido gibberellico (con purezza > 90%) a 500 ppm (parti per milione), ossia 0,5 grammi per litro d’acqua.
Li ho lasciati in immersione per circa 40 ore, mescolando ogni tanto (circa 6 volte in tutto), dopodiché ho eliminato la soluzione e seminato i semi ancora bagnati sul solito substrato di torba e perlite.
Ho posizionato il vaso in growbox, sotto luce MH da 6000K, con la solita acqua demineralizzata nel sottovaso.
Dopo 10 giorni ho notato le prime nascite e dopo circa un mesetto avevo il vaso pieno di plantule.
Anche in questo caso, germinazione altissima, sopra il 90%.
Ho testato, nelle prime fasi di sviluppo, una leggera concimazione, ed ho notato che a Triantha occidentalis non dispiace affatto.
Sicuramente sono in grado di sopportare bene la stessa dose di concime utilizzabile per i seedlings Sarracenia.
Altra nota: c’è una grande differenza di velocità di crescita tra una plantula e l’altra, nei primi mesi, maggiore di quella che ho notato negli altri generi carnivori.
Da maggio coltivo entrambi i vasi all’esterno. Uno a sud, con luce diretta tutto il giorno, ma nascosto tra vasi di Sarracenie che lo schermano, ed uno ad est, con luce diretta 1-2 ore al giorno.
Entrambi stanno molto bene.
Con il caldo degli ultimi tempi la crescita è rallentata, ma non noto veri e propri segni di sofferenza.
Direi che se la cava piuttosto bene col caldo.