La maggior parte delle Nepenthes, sono classificate come piante carnivore terrestri anche se alcune specie
sono epitefe, specialmente quelle che vivono in habitat montani.
In tutti i casi, queste piante carnivore hanno la peculiarità di presentare una morfologia anatomica diversa
a seconda della loro fase di sviluppo.
Nella primissima fase di vita, la pianta si presenta sotto forma di rosetta con internodi particolarmente corti, mentre nell'età di maturazione, diviene strisciante o arrampicante tendendo in questo specifico caso ad "agganciarsi" e ad "arrampicarsi" lungo gli arbusti e gli alberi che le crescono attorno e che sono in grado di sostenerla, sfruttando l'ausilio dei viticci che si formano alle estremità delle loro foglie. In questo modo riescono a raggiungere altezze riguardose che possono anche superare i dieci metri. Nella sua fase di maturazione la morfologia di questa pianta diviene quindi sostanzialmente più complessa, ed osservando un esemplare adulto di Nepentes, possiamo distinguere varie parti anatomiche come illustra nell'immagine successiva. In un immaginario viaggio esplorativo, partendo dal sottosuolo, incontriamo le radici. L’apparato radicale delle Nepenthes, si sviluppa attraverso una struttura relativamente piccola rispetto alle dimensioni della pianta stessa. Nell’età avanzata, le radici possono essere consistenti e raggiungere lunghezze di qualche decina di centimetri, mentre nelle giovani piante sono più numerose ma molto più sottili. Rispetto a molte altre piante carnivore, le radici delle Nepenthes prediligono terricci leggermente umidi ma non eccessivamente acquitrinosi, condizioni quest’ultime che portano inevitabilmente al marciume dell’intero apparato radicale. Il colore delle radici è molto scuro, ed in moltissimi casi tende al nero, questo non deve però trarci in inganno pensando che radici siano marce. A livello del terreno, è facile incontrare i "polloni". In botanica di definisce pollone la parte di una pianta che sotto forma di ramo si sviluppa dal troco della pianta stessa o dalle sue radici. In qualche caso il pollone presenta un proprio apparato radicale, ma il più delle volte ne è sprovvisto e quindi non può essere separato dalla pianta madre se non per farne delle talee. La formazione dei polloni è una caratteristica specifica delle Angiosperme, una divisione tassonomica del regno vegetale al quale appartengono le Nepenthes. Approfondimenti sul pollone, nella prossima sezione "Il pollone - getto basale". Con il passare del tempo, le Nepenthes entrano nella fase di sviluppo durante il quale trasformano la base del loro fusto facendolo divenire legnoso e nodoso. In molti casi, il fusto può quindi apparire a prima vista secco e di un color marrone chiaro. Questo favorisce spesso allarmismi del tutto inesistenti specialmente per i neofiti, che sono portati a credere che la loro pianta sia in pericolo di vita. Con l’invecchiamento, il fusto si allunga e si irrobustisce, un fenomeno del tutto normale per le piante rampicanti. Allungandosi verso l’alto infatti, la base del fusto dovrà sopportare tutto il peso che aumenterà sempre più durante la crescita della pianta stessa. Il rivestimento del fusto seccando si fortifica e questo assicura la protezione dei tessuti più delicati presenti all’interno del fusto stesso. Senza questo stratagemma, il fusto verrebbe danneggiato inseparabilmente dal peso che aumento con il crescere della pianta. Risalendo lungo il fusto troviamo le foglie. La foglia della Nepenthes, per quanto riguarda la sua morfologia è sicuramente tra le più strane e le più complesse che si possono trovate nel regno vegetale. L’intera struttura è collegata al fusto grazie al picciolo o picciuolo, un termine derivante dalla parola latina petìolus che letteralmente significa “piccolo piede”. Riveste funzioni molto importanti per l’intero apparato fogliare. In primo luogo funge da collegamento, unendo la lamina fogliare al fusto in un punto denominato “ascella della foglia”. La seconda funzione con caratteristiche meccaniche, permette alla foglia di essere flessibile e quindi di potersi muove liberamente se sferzata dal vento. La forma del picciolo è simile ad un piccolo cilindro che presenta una sezione più larga alla base ascellare che tende a restringersi verso l’attacco della foglia. Il colore, la forma e le dimensioni delle foglie variano a seconda della specie, normalmente assumono un colore verde brillante, sono di forma oblunga e la loro lunghezza varia da pochi centimetri fino a sfiorare il metro come nel caso della Nepenthes rajah. La funzione principale della foglia, come per gli altri vegetali è quella di svolgere l'importante processo di fotosintesi clorofilliana mediante il quale la pianta trae tutta l'energia necessaria per svilupparsi e per produrre gli ascidi. Osservando attentamente le foglie di una Nepenthes, si possono notare sulla lamina nella parte dorsale dei piccoli granelli bianchi e appiccicosi che per la loro consistenza possono ingannare ed essere scambiati per patologie fungine. La pianta in realtà gode di ottima salute, i piccoli granelli altro non sono che del vecchio nettare cristallizzato che le foglie delle Nepenthes secernano per attirare gli insetti. Le foglie sono inoltre attraversate da numerose nervature longitudinali, quella centrale si prolunga esternamente formando il viticcio. I viticci sono caratteristici di piante con il fusto gracile e la loro funzione è quella di permettere alla pianta stessa di ancorarsi ad altri vegetali o strutture artificiali in modo tale da potersi mantenere in posizione eretta senza nessun problema. Nel caso specifico delle Nepenthes, i viticci rivestono un ruolo fondamentale anche per la formazione delle trappole. Gli ascidi infatti, hanno un loro peso specifico che potrebbe in qualche modo compromettere la stabilità dell’intera pianta. I viticci garantiscono in questo caso stabilità alla pianta che “sentendosi sicura” può così produrre le sue trappole con tutta tranquillità. L’ultimo elemento che compone la foglia e che si sviluppa all’estremità del viticcio è la trappola, l’elemento che caratterizza la pianta e che prende il nome di ascidio. |