L’acqua è la fonte della vita, un elemento indispensabile per tutte le forme di vita presenti sul nostro pianeta,
sia che esse appartengano al regno animale sia che appartengano a quello vegetale.
In generale tutte le piante necessitano quindi di acqua per garantire il loro sviluppo e la loro sopravvivenza, ma le piante carnivore sono molto esigenti quando si parla di questo prezioso elemento. La maggior parte delle piante carnivore, vivono infatti in terreni poveri di sostanze nutritive, pertanto le loro radici sono ipersensibili ai minerali in eccesso nel terreno. E’ chiaro quindi che l’acqua che andremo ad utilizzare per la coltivazione delle nostre piante, deve contenere percentuali basse di sali minerali disciolti (TDS), per mantenere in salute l’apparato radicale. Prima di utilizzare qualsiasi tipo di acqua per approvvigionare le nostre piante, dobbiamo essere certi che questa sia la più “pura” possibile e per accertarci di questo è indispensabile conoscere la quantità di minerali disciolti in essa.
Il quantitativo di sali minerali disciolti riconosciuto con la sigla “TDS” viene misurato ed espresso in ppm
(parti per milione), idealmente per le piante carnivore questo valore deve essere pari a 0, ma valori
inferiori a 50 sono comunque accettabili.
Acque con valori superiori a 50 ppm, sono da evitare assolutamente in quanto andrebbero in breve tempo a “bruciare” le radici della pianta. La misurazione del TDS può avvenire con un semplice Tester TDS, uno strumento facilmente acquistabile in qualsiasi garden o negozio di acquariofilia. Il suo funzionamento si basa sulla conducibilità elettrica dell'acqua, misurata in microsiemens (µS). In pratica si riscontra un aumento della conducibilità elettrica in modo proporzionale alla quantità delle sostanze disciolte nell’acqua, quindi maggiore è la conducibilità, maggiore è la presenza nell’acqua di sostanze potenzialmente nocive per le piante carnivore. Molti apparecchi convertono direttamente il valore µS in ppm, in caso contrario è possibile convertire questo valore con la formula seguente. Moltiplicare EC(µS/cm) x 1000 e dividere 2 = TDS(ppm) Nelle nostre regioni, la maggior parte delle acque potabile ricavate dal classico "rubinetto" contengono purtroppo elevate quantità di sali minerali e quindi risultano dannose per le radici delle piante carnivore che come più volte accennato, si sono evolute per ricevere sostanze nutritive dagli insetti e non dal terreno. Allora la domanda nasce spontanea, dove e come possiamo recuperare acqua che soddisfi le esigenze delle piante carnivore? Iniziamo ad elencare alcuni modi che, pur sembrando ottimi, si rivelano dannosi per queste particolari piante:
1° metodo: riempire un secchio di acqua del rubinetto e lasciarla riposare per una notte intera.
In questo modo le sostanze volatili evaporano, ma i sali minerali dannosi per le piante rimangono comunque.
2° metodo: far bollire l'acqua.
In questo caso, i batteri e protozoi nocivi alla salute umana vengono spesso uccisi, durante la bollitura una quantità di acqua
passa allo stato gassoso evaporando, i sali rimangono ancora presenti e saranno ovviamente più concentrati nell'acqua rimasta.
3° metodo: raccogliere acqua piovana da grondaie.
Questo metodo è valido solo se si raccoglie l'acqua in ambienti lontani dai centri industrializzati, dove l'acqua caduta dal cielo è sicuramente
più "sporca" rispetto a quella del rubinetto.
Ammesso che abitiate in zone di campagna, bisogna stare molto attenti a come la si raccoglie. Le grondaie devono essere composte da materiali che non rilasciano sostanze tossiche, come ad esempio quelle in rame o altri materiali nocivi. Vi sono invece dei metodi che posso essere utilizzati con tranquillità.
1° metodo: raccogliere acqua piovana.
Come elencato nei metodi "non buoni", la raccolta dell'acqua piovana deve essere fatta in ambienti lontani dai centri industrializzati
e tramite delle taniche di plastica, materiale che non rilascia sostanze tossiche per le piante.
Se l'acqua piovana viene conservata per un lungo periodo di tempo, dovranno essere utilizzati preferibilmente contenitori opachi che bloccano la luce solare, per evitare l'insorgere delle alghe e la crescita batterica.
2° metodo: acqua prodotta da osmosi inversa.
L'osmosi inversa è in pratica la tecnica di filtraggio più diffusa al mondo, una tecnica che permette di purificare l'acqua e renderla più sana.
Questo tipo di processo non utilizza assolutamente alcuna sostanza chimica, ma sfrutta unicamente una membrana. Questa, funge da barriera separando l’acqua da tutte le altre sostanze contenute in essa. Grazie a questa membrana, gli impianti a osmosi inversa producono quindi un’acqua oligominerale purificata da tutte le sostanze che vengono raccolte nelle tubature urbane lungo tutto il percorso, dalla fonte fino al rubinetto di casa nostra. Vengono quindi trattenuti tutti sali minerali in eccesso, virus, batteri, pesticidi e altre sostanze organiche dannose, ottenendo così un'acqua pura, sana e buona con la quale possiamo annaffiare le nostre piante carnivore. La tabella che segue esplica chiaramente come la membrana riesce a trattenere dal 95 al 99% delle particelle solide e il 99% dei batteri presenti nell'acqua.
3° metodo: acqua minerale naturale in bottiglia.
L'acqua minerale naturale in bottiglia che troviamo nei negozi alimentari è una valida alternativa ai metodi visti in precedenza.
Vi è soltanto un accorgimento, verificare sull'etichetta il "Valore fisso a 180°". Questo valore indica la quantità dei sali minerali rimasti in un litro di acqua portata alla temperatura di 180°. E' un valore espresso in mg/L e non deve superare il valore 50.
4° metodo: acqua distillata.
Come per l'acqua minerale naturale in bottiglia, anche l'acqua distillata che troviamo nei negozi è una valida alternativa ai metodi visti in precedenza.
Anche in questo caso bisogna fare molta attenzione all'etichetta riportata sulla confezione. Questa deve riportare la dicitura "Purificata da osmosi inversa" e non semplicemente "Acqua distillata"
Oltre al controllo dei minerali totali disciolti nell’acqua, è opportuno inoltre riservare anche una certa
attenzione al valore del pH dell'acqua che andremo ad utilizzare.
Il pH altro non è che una scala di misura dell'acidità o della basicità di una soluzione acquosa e convenzionalmente, può assume valori compresi fra 0 (massima acidità) e 14 (massima basicità), il valore 7 indica il valore neutro. Per le piante carnivore è bene utilizzare acque con un valore del pH attorno al 7,0 (neutro) Come ultima cosa, ma naturalmente non per importanza, parliamo di temperatura. L'acqua che utilizziamo per l'approvvigionamento idrico delle nostre piante, deve avere una temperatura simile a quella presente nell'ambiente in cui queste si trovano. Spesso per problemi logistici, si tende a stoccare i contenitori di acqua all'esterno, sui balconi o in giardino. Durante la stagione invernale l'acqua raggiunge facilmente temperature vicine allo 0°, mentre durante i mesi estivi questa raggiunge invece temperature molto alte. Per annaffiare ad esempio piante stivate all'interno di terrari, è bene portare sempre (in ogni stagione) la temperatura dell'acqua ad un valore pressochè simile alla temperatura presente all'interno del terrario. Questo per evitare alla pianta un evidente shock termico all'apparato radicale... pensate un pò come voi stessi la predereste se nel bel mezzo di una doccia calda, improvvisamente foste inondati da acqua gelida. |