La morfologia





La Darlingtonia californica appartiene alla famiglia delle Sarraceniacee ed è l'unica specie del genere Darlingtonia
L'opercolo maculato
Ingresso della trappola
La struttura anatomica delle sue foglie che formano gli ascidi, ricorda vagamente quella che caratterizza il genere Sarracenia ma con qualche evidente e curiosa differenza.
I grandi baffi
Rotazione dell'ascidio

Gli ascidi si ergono dal centro del rizoma formando un lungo tubo la cui lunghezza varia da pochi centimetri fino ad arrivare in alcuni casi a superare il metro.
All’estremità dell’ascidio, che normalmente assume un colore verde smeraldo con venature scure, è presente l'opercolo, una sorta di coperchietto ricurvo verso il terreno con la parte superiore del dorso maculata di macchie bianche.
L'opercolo ricopre sotto di se il peristoma che circonda una piccola apertura: l’ingresso della trappola.
In prossimità dell’apertura, l’ascidio presenta due vistosi baffi che ricordano vagamente la lingua di un serpente, una curiosa caratteristica tanto da attribuisce alla pianta il soprannome di “Pianta cobra” o “Cobra lily".
Struttura ascidio
Il compito principale di questi baffi, è quella di attirare e convogliare le prede verso l’ingresso della trappola sfruttando i colori della loro livrea ed il nettare prodotto da particolari ghiandole presenti lungo la loro superficie.
Una particolarità curiosa di questa pianta carnivora sta nel modo in cui i suoi ascidi si sviluppano.
A differenza della Sarracenia i cui ascidi crescono diritti verso l’alto, quelli della Darlingtonia si ergono si in verticale, ma roteando attorno al loro asse, torcendosi come un cavatappi.
Altra particolarità alquanto bizzarra di questa pianta è la precisa direzione che ogni ascidio intraprende rispetto a quella intrapresa degli ascidi già presenti.
Uno stratagemma attuato dalla Darlingtonia al fine di evitare agli opercoli dei nuovi ascidi in formazione di incunearsi sotto quelli degli ascidi già presenti.
Questa particolare disposizione, permette inoltre alla pianta di massimizzare l'area totale delle trappole, aumentando così le possibilità di cattura delle prede.