La trappola





La trappola del Cephalotus follicularis, chiamata in botanica “ascidio”, è molto simile morfologicamente a quello della Nepenthes, così come il metodo con il quale la pianta cattura le sue prede.
Rispetto a quanto accade per la Nepenthes , le dimensione dell’ascidio del Cephalotus sono però decisamente inferiori, normalmente infatti raggiungono dimensioni medie di qualche centimetro.



Il colore dell'ascidio, nella sua parte esterna, assume una colorazione verde chiaro quando la pianta è coltivata in ombra, mentre diviene di un bel bordeaux intenso se irrorato dai raggi solari, un colore che abbinato ai profumi prodotti dalla pianta, attirano irresistibilmente le prede.
Nella parte anteriore, troviamo le "costole" una serie di strutture pelose che in qualche modo aiutano gli insetti a scalare l'ascidio, permettendo
Le costole
loro di raggiugere agevolmente l'imboccatura della trappola, in pratica questi peli possono essere tranquillamente paragonati ai numerosi pioli di una piccola scaletta.
Risalendo verso la parte superiore dell'ascidio, troviamo il "peristoma", una struttura di fitti "denti" ad uncino, ricurvi verso l'interno della trappola, il cui scopo primario è quello di far scivolare la preda all'interno della trappola e di renderne difficoltosa l'evasione.
A protezione della bocca dell'ascidio, troviamo invece l'opercolo, la cui funzione principale è quella di evitare all'acqua piovana di entrare e ristagnare sul fondo dell'ascidio, una condizione che metterebbe a rischio l'integrità dei succhi gastrici presenti appunto sul fondo della trappola.
Il peristoma

Sulla superficie dell'opercolo vi sono delle zone bianche denominate "Finestre" che grazie alla loro quasi trasparenza lasciano filtrare la luce, questo per attirare e nello stesso tempo disorientare la preda.
L'opercolo, a differenza di quanto accade per la Nepenthes e per la Sarracenia non è statico, ma è dotato di un movimento meccanico che gli permette di chiudersi e di aprirsi.
Quando le temperature ambientali sono troppo elevate o la quantità di acqua nel terreno scarseggia, la pianta fa sì che gli opercoli si chiudano, uno stratagemma per evitare un'eccessiva vaporazione dei succhi gastri che comporterebbe un grosso dispendio da parte della pianta stessa per reintegrare i liquidi digestivi.
Viceversa, in condizioni climatiche ottimali, gli opercoli rimangono aperti per evitare un aumento eccessivo dei liquidi digestivi.
Questi comportamenti possono essere molto utili per il coltivatore, insomma una vera e propria "cartina tornasole" per capire lo stato di salute della pianta.
In funzione della posizione dell'opercolo si può infatti intuire se vi una corretta percentuale di umidità e/o se la pianta ha problemi a livello di approvvigionamento idrico.
All'interno dell'ascidio, dove le parteti presentano una colorazione verde chiaro, si può incontrare posizionato al di sotto del peristoma, il "colletto" una struttura a gradino molto scivolosa che complica notevolmente la risalita della preda verso l'uscita della trappola.
Questa particolare struttura, ha il compito di rendere estremamente difficoltosa la risalita delle prede verso l'apertura della trappola, prede che stremate per la fatica finiscono poi per cadere sul fondo della trappola dove gli enzimi presenti nel liquido stagnante, le digeriscono.
Verso il fondo dell'ascidio, troviamo invece due zone (una a destra ed una a sinistra) con una forma che vagamente ricorda quella di un rene, e con una colorazione che varia dal rosa al nero.
Queste zone, ricoperte dalle ghiandole che secernano il liquido digestivo, tendono con il tempo a diventare più scure (quasi nere) ed estese a secondo della quantità di azoto assorbito nel corso del loro ciclo di vita.
Grazie a questa particolarità, sezionando un ascidio ormai morto ed osservando l'estensione e la colorazione di queste macchie, si è in grado di verificare se la trappola ha lavorato correttamente a livello di assorbimento dell'azoto.